LA CATTEDRALE DI OGGI

 

Gli esterni


La chiesa di Sant’Andrea, con la sua mole imponente spicca nel panorama di Tortolì, dandogli nobiltà e bellezza.

Essa è in stile classicheggiante, a croce latina, con cupola ottagonale sull’incrocio dei bracci del transetto.

La facciata è tripartita da lesene e vi si aprono tre porte con arco a tutto sesto, sovrastante, dopo una sottile cornice, da tre finestre rettangolari. E’ conclusa in alto da una cornice in forte aggetto e dal fastigio a doppia curvatura e croce centrale, con due ante laterali.

Sulla sinistra svetta l’agile campanile, diviso da cornici in cinque piani e terminato, nel cupolino, dalla croce. In ciascuno dei quattro piani superiori si aprono quattro finestre a tutto sesto. Le celle campanarie sono al terzo, quarto e quinto piano. Risale al XVIII secolo.

La parte inferiore merlata sembrerebbe più antica e potrebbe essere stata usata come torre di avvistamento delle incursioni dei pirati barbareschi.

La cupola si eleva sul presbiterio. Gli spicchi dell’ottagono in leggera curvatura, confluiscono in un lanternino cieco, con croce terminale.


L’interno


L’interno della chiesa è a tre navate di larghezza quasi uguale, con volte a botte su archi a tutto sesto retti da pilastri quadrati. Sugli archi corre una cornice sagomata, ripresa nell’imposta della cupola, oltre le scuffie di raccordo.

 

Il presbiterio

 

Nel vano degli ultimi archi, sotto la cupola, all’incrocio del transetto, è posto il presbiterio, rialzato da quattro gradini sul piano della navata e circondato da una balaustra marmorea. Al centro è collocato un piccolo altare, per le celebrazioni secondo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Al momento l'altare presente, della Beata Vergine Assunta, sostituisce quello originario ora in restauro, ricavato da marmi intagliati dell’antico pulpito.

Sul paliotto centrale dell'antico altare sono presenti i simboli del Patrono S. Andrea: la Croce a bracci obliqui ed il pesce.

Sul pilastro di destra è addossato un fregio in stucco con lo stemma del primo vescovo della ricostituita diocesi de “L’Ogliastra”, Mons. Serafino Carchero, che la resse dal 1824 al 1834.


L’altare monumentale


Sullo sfondo si erge l’altare monumentale, che è l’opera d’arte più notevole che possiede la chiesa. E’ realizzato in preziosi marmi policromi ed intagli. Il paliotto, sul quale spicca un medaglione con l’immagine di S.Andrea e turgidi gigli, regge la mensa, sulla quale si eleva il tabernacolo, affiancato da tre gradini. Su essi poggia l’edicola centrale, con la nicchia del Santo Patrono, affiancata da colonne e pilastrini e terminante in un fastigio dalle linee mosse e sinuose.

E’ opera di grande pregio artistico, dovuta alla maestria del marmoraro Giovanni Battista Franco, milanese ma operante a Cagliari tra la fine del XVIII sec.e gli inizi del successivo. Lo costruì intorno al 1809. A lui e alla sua bottega si devono molti altari pregevolissimi che ornano le chiese della Sardegna. Tra le sue opere ricordiamo l’altare di S. Efisio, nella sua chiesa in Cagliari, quello della chiesa di San Francesco in Alghero, quello di S. Barbara in Senorbì. A lui si deve anche la Villa Pollini, alle falde del Colle S. Michele in Cagliari. La bella statua di S. Andrea della nicchia centrale è pregevole: opera del XVIII sec., d’ignoto autore, restaurata nel 1996. 

 

La cripta dei Vescovi

 

Sotto il presbiterio si apre la cripta che custodisce le tombe dei Vescovi. Vi riposano alcuni dei vescovi che hanno avuto la sede in Tortolì ne ricorda i nomi la lapide posta sull’apertura. L’ultima data della lapide è evidentemente quella della sistemazione attuale della cripta. Si tratta di un luogo sacro alla memoria di tanti pastori de “L’Ogliastra”. I vescovi che vi sono sepolti sono ancora ricordati con gratitudine dalla gente:

Mons. Giorgio Manurrita nacque a Tempio Pausania il 17.11.1767, fu consacrato vescovo d’Ogliastra nel 1836 e ne prese possesso il 17 febbraio 1838. Morì nel 1844.

Mons. Michele Todde Valeri, scolopio, cagliaritano , fu consacrato vescovo nel 1849 e morì a Tortolì il 22.12.1851. Uomo di grande cultura, si interessò presso il Conte di Cavour per il porto di Arbatax e per l’apertura della strada Orientale Sarda.

Mons. Salvatore Depau, di Ulassai, vescovo dal 1893 al 1899, primo ogliastrino arrivato alla dignità episcopale, molto si adopererò per l’apertura dell’Istituto Salesiano in Lanusei.

Mons. Giuseppe Paderi Concas, di Villaputzu, resse la diocesi dal 1900 al 1906. Fu amato dal popolo come il Buon Pastore.

Mons. Emanuele Virgilio, di Venosa vescovo dal 1910 al 1923, ha lasciato un profondo ricordo, oltre che per la sua atiività pastorale anche per la sua opera di animazione culturale e sociale, concretizzatasi nella fondazione del Seminario agricolo di Arzana, nell’impianto della coltivazione del tabacco, negli ambulatori antimalarici e nei consorzi antifilosserici. Le spoglie di Mons. Virgilio, sono state traslate nel 2010 nella nuova collocazione situata sulla navata destra della chiesa.


Il ricordo dei Vescovi è presente anche in altri siti della cattedrale: già dicemmo dello stemma di Mons. Serafino Carchero sul primo pilastro del presbiterio; una lapide sul secondo pilastro a destra ricorda la traslazione della salma di Mons. Emanuele Virgilio dal cimitero di Tortolì alla cripta, ai piedi della stessa è stato collocato un busto in bronzo raffigurane Mons. Virgilio; lo stemma di Mons. Paderi è inciso nei due altari del transetto.


Il coro


Dietro l'altare maggiore, nel vano del capocroce, è posto il coro ligneo, opera di ebanisteria delprimo '800. Presenta unico ordine di stalli collocati su tre lati. Al centro c'è il trono episcopale con braccioli a larghe volute, alto schienalee baldacchino a cupola. L'opera, restaurata nel 1996, è realizzata in noce sardo. Dietro l'altare era collocato un antico organo a canne. L'organo fu realizzato dalla Ditta Luigi Turrini di Modena nel 1883. Contenuto in una cassa artisticamente lavorata, presenta sul fronte un insieme di 25 canne. Dopo il restauro, avvenuto nel 1997 a cura della Sopraintendenza ai Beni Artistici delle province di Sassari e Nuoro, è stato posizionato sulla navata destra della chiesa.

La cappella del Rosario

 

Nella chiesa si trovano cinque cappelle. La prima, nel transetto sinistro, accanto al presbiterio, è dedicata alla Madonna del Rosario. SI tratta di un vano ricavato in quel che resta dell'antica chiesa, cui è stato dato un soffitto a sesto acuto, pensiamo nel momento della riscostruzione della chiesa.

Vi si trova un bell'altare in marmi intarsiati, attribuibile forse alla bottega di Francesco Cucchiari, marmoraro cagliaritano, allievo di Franco e del quale aveva raccolto l'eredità artistica, continuandola per alcuni decenni. Fu voluto da Mons. Salvatore Depau (1839-1899). Nella nicchia centrale una pregevole statua della Madonna dello scultore Luigi Caputo di Napoli. Fu regalata al Vescovo Mons. Paolo Maria Serci nel 1880 dal canonico Giuseppe Stochino, parroco di Arzana e da lui donata alla cattedrale.

Durante i restauri della chiesa nel 1995, sulla parete sinistra della cappella si scoprì una finestrella ottagonale murata, in tutto simile a quelle esistenti nel locale retrostante. Nel vano si rinvenne una statua di S. Elisabetta d'Ungheria in legno dorato e policromato, con ai piedi un teschio vero.

La statua di buona fattura, è chiaramente del XVII secolo. Resta misterioso il suo collocamento in quel luogo ed il significato del teschio ai suoi piedi.

La cappella di San Giuseppe

 

Nella parete frontale del transetto sinistro è collocato l'altare di San Giuseppe, la cui poregevole stauta lignea della fine del XIX sec. è nella nicchia centrale. Rivela la mano dello scultore Luigi Caputo di Napoli..

Laltare fu realizzato in marmi poveri nel 1905 da Mons. Giuseppe Paderi, in onore del Santo di cui portava il nome. Una scritta lo ricorda:

JOSEPH PADERI EPISCOPUS

BEATO JOSEPH

Sul fastigio è inciso lo stemma del Vescovo: scudo bipartito con torre e brocca. In due nicchie aperte nelle pareti laterali sono le statue di san Luigi e San Priamo. Quest'ultima, del XVIII sec. sembrerebbe della scuola di Giuseppe Antonio Lonis, scultore di Senorbì, attivo nella bottega di Stampace in Cagliari, tra il 1750 ed il 1805.

La cappella di Santa Teresina

 

Adiacente a quella di San Giuseppe si apre la cappella di Santa Teresina del Bambino Gesù, la cui statua in gesso è nella nicchia centrale. La cappella è realizzata in marmi intarsiati in stile floreale e viene ripetuto il motivo delle rose, secondo l'iconografia tradizionale della santa. Fu inaugurata il 30 novembre del 1954. La sua realizzazione si deve allo zelo del parroco Canonico Celestino Melis che resse la parrocchia dal 1828 al 1958 ed ha lasciato un ricordo della sua venerazione alla Santa di Liseux. Quest'ultima, monaca carmelitana morta nel 1897 a ventiquattro annni, fu canonizzata da Pio XI nel 1925, proclamata patrona delle missioni nel 1927 e Dottore della Chiesa, da Giovanni Paolo II, il 19 ottobre 1997. Una lapide collocata nel secondo pilastro a sinistra ricorda l'inaugurazione della capppella fatta in occasione della solenne dedicazione della chiesa a conclusione di importanti restauri.

La cappella di San Francesco

 

Nel transetto destro, adiacente, è la cappella dedicata a S. Francesco d'Assisi, la cui bella statua del XVII sec. è posta nella nicchia laterale destra. L'altare è in poveri marmi nella parte inferiore e in stucchi nella parte superiore. Nella nicchia laterale sinistra è posta la statua di S. Antonio da Padova del XIX sec. La nicchia centrale ospita la croce con il Cristo morto, simulacro usato in  passato per la rappresentazione sacra de "Su Scravamentu" nel Venerdì Santo. 

La cappella del Sacro Cuore di Gesù

 

Nella parte di fondo del transetto destro è l'altare sel Sacro Cuore di Gesù, la cui statua legnea del XIX sec. è nella nicchia centrale. La Cappella veniva chiamata "Sa cappella de su Cristu" forse perchè in antichità era dedicata al Crocifisso. L'altare marmoreo reca nel fastigio lo stemma di Mons. Giuseppe Paderi, analogo a quello di S. Giuseppe ed è datato 1905. Sotto la mensa è posta la statua della Madonna assunta, raffigurata adagiata sulla lettigia. E' dono del Mons. Paolo Serci che la acquistò nel 1807 dalle Dame del Monte di Pietà di Cagliari che lo avevano ricevuto a loro volta in dono dalla Regina Maria Teresa. Sembra opera di bottega dei primi del XIX sec.

La Sacrestia detta dei Canonici


Nel retro del coro si trova la Sacrestia dei Canonoci, cui si accede da una porta sulla sinistra. In essa sono conservati antichi mobili tra i quali la "Paratora", con armadietti e cassetti per i paramenti. Lateralmente sono posizionati due confessionali in noce sardo del XIX sec. restaurati di recente dalla Soprintendenza. In collegamento con questa sacrestia c'è quella detta dei Beneficiati dove si trovano gli armadi per i tovagliati e gli archivi parrocchiali. Vi è inoltre una vecchia cassaforte utilizzata in passato per conservare oggetti della chiesa. Nella sacrestia sono conservate le statue del Cristo risorto, della Madonna de "S'Incontru", Sant'Andrea, San Domenico, San Michele Arcangelo.

Il Battistero

 

Sulla sinistra di chi entra in chiesa, ricavato nella base del campanile, si trova un piccolo ambiente, il più antico di tutta la chiesa. E' usato ora come battistero. Si tratta di un vano voltato a crociera con costoloni in tufo e gemma centrale cui si accede attraverso un grazioso arco gotico, pure incorniciato in tufo. Lo stile fa pensare al XVI sec.. Non ci è possibile, per ora, ricostruirne le vicende nè l'utilizzazione primitiva dal momento che non pare potesse essere unito all'antica chiesa. Al centro vi è collocata la vasca battesimale in marmo bianco con intarsi policromi, poggiante su un pilastro sagomato di marmo giallo. E' opera di marmorari cagliaritani del XVIII sec..

La vasca è protetta da un alta edicola in legno di noce, ricca di capitelli finemente lavorati e terminante in una cupola. Sulla porticina è raffigurata, in un accuratissimo intarsio, la scena del Battesimo di Gesù. L'insieme fa pensare a un buon artista sardo che potrebbe essere messo in relazione con l'autore dei mobili della chiesa di San Michele in Cagliari.

Le pile per l'acqua benedetta

 

Addossata al primo pilastro della navata a sinistra di chi entra in chiesa, c'è una pila per l'acqua bendetta, realizzata in marmo bianco, di ottima fatttura. Rivela un gusto classicheggiante ed influssi rinascimentali. La vasca è ottagonale e nei lati sono scolpite teste di cherubini alternate a scudi col monogramma di Cristo. Essa è retta da una colonna sagomata, poggiante su una base quadrata su cui è in rilievo l'immagine di S. Andrea. Sulle altre facciate sono scolpite tre iscrizioni : una riferita a Don Iuliano Cadello, parroco nativo di Tortolì che nel 1692 primo in Ogliastra, diventerà nobile. Fu rettore di Tortolì dal 1680 al 1705. dal 1691 al 1700 fu vicario dell'Arcvescovo di Cagliari per il vescovado di Suelli, di cui faceva parte l'Ogliastra. In un altra faccia si legge un'ulteriore iscrizione:

S.A.P.L.S.

di difficile interpretazione S(anctus) A(ndreas)aP(osto)L(u)S?

Nell'ultima facciata è scritto:

A.D. 1689

A(nno) D(omini) 1689, l'anno in cui fu realizzata la pila. Pare che originariamente sia stata la vasca del fonte battesimale della vecchia chiesa di S. Andrea. La base con la scritta è rimasta  per lungo tempo incassata nel pavimento. E' stata rimessa in luce solo nel 1996 nel corso di importanti restauri, restituendo alla chiesa preziose notizie storiche.

TUTTE LE NOTIZIE QUI RIPORTATE SONO TRATTE DAL LIBRO 

" LA CHIESA DI S.ANDEREA IN TORTOLI"

di Franca e Barbara Mascia e Mons.Mario Mereu

Zonza Editori ediz. agosto 2001